Arriva l’arbitro assicurativo. Ma ne abbiamo davvero bisogno?

Ci hanno provato con la mediazione obbligatoria, e hanno fallito. Ci hanno provato con la negoziazione assistita, e hanno fallito.
Come si dice, non c’è due senza tre. Ecco quindi che è finalmente arrivato il momento dell’AAS, ovvero l’arbitro assicurativo.


Se ne parla almeno da un paio d’anni, ma a quanto pare tutto è pronto per l’introduzione di questa procedura deflattiva volta, secondo le intenzioni, a ridurre il contenzioso in materia assicurativa.


I dubbi che questa sia la strada giusta, come anticipato nelle premesse, sono più di uno. Infatti se, come sembra, l’arbitro assicurativo sarà chiamato a dirimere anche controversie in materia di RC auto, si tratterebbe dell’ennesimo procedimento che andrà a rallentare un iter già lento e stanco. Per di più sarebbe uno step inutile, visto che il Codice delle Assicurazioni già prevede che, prima di procedere con la causa civile, debba esserci spazio per un tentativo di composizione stragiudiziale della vertenza.


Non solo, anche il codice di procedura civile prevede, sia insede giudiziale (art. 320 c.p.c.) che stragiudiziale (art. 322 c.p.c.) dei meccanismi di conciliazione, attivabili proprio per evitare le lungaggini di un processo ordinario.

In tutto questo, l’aiuto di un patrocinatore diventa di fondamentale importanza, perchè permette al danneggiato (il quale non può che essere del tutto inesperto e non preparato per comprendere come gestire l’iter risarcitorio, nè può avere le competenze tecniche e giuridiche per comprendere se la compagnia gli sta riconoscendo il giusto o meno) di avere un confronto paritario con le compagnie (per le quali, invece, la gestione dei sinistri è all’ordine del giorno e dispone di personale specializzato proprio in questo).


Ecco quindi che sarebbe opportuno ottimizzare i sistemi deflattivi che già esistono, piuttosto che introdurne di nuovi. Magari incentivando un confronto più efficiente tra liquidatori e patrocinatori, così da evitare di costringere i danneggiati a riccorrere allo strumento processuale, e magari rivedendo, se non abrogando del tutto, quell’inutile e del tutto inefficace procedura che va sotto il nome di “risarcimento diretto”.


Che ci sia qualcosa da rivedere nelle procedure liquidative è sotto gli occhi di tutti: soltanto in materia di RC auto, alla fine 2019 risultavano in corso oltre duecentomila cause civili e penali, e complessivamente quasi centomila reclami presso le compagnie. Un inutile ingolfamento che sarebbe superato se il confronto tra le parti si svolgesse veramente su un piano di parità e collaborazione, che andrebbe ripensato senza introdurre nuove, inutili procedure. Le passate esperienze di sistemi deflattivi del contenzioso, resi addirittura obbligatori, avrebbero dovuto indicare questa via come la più corretta da seguire, visto che la mediazione civile del 2010 è naufragata dopo pochi mesi, e la negoziazione assistita introdotta nel 2015 è stata disapplicata nella pratica quasi subito, per altro con molti dubbi sulla sua legittimità (come ha avuto modo di sottolineare il Tribunale di Verona con una  ordinanza emessa il 16 gennaio 2020, con la quale ha bocciato l’istituto, ritenendolo in contrasto con la normativa europea).